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Sessione: 19.04.2011
Come già accaduto negli ultimi anni, anche nell'autunno/inverno 2010 la caccia complementare/caccia autunnale ha portato a forti critiche all'indirizzo della commissione consultiva per la caccia, dell'Ispettorato della caccia, nonché dei cacciatori. Queste critiche sono state formulate sia da parte di non cacciatori, sia da parte di singoli cacciatori. Si critica ad esempio che gli animali vengano abbattuti ed eviscerati all'interno di insediamenti. Inoltre, si pone la questione se non sia più sensato porre come condizione vincolante l'abbattimento del piccolo prima di quello della cerva. Questo, poiché il giovane animale ben difficilmente riuscirebbe a superare l'inverno senza la madre.

Sebbene sia riconosciuta la necessità della caccia complementare/caccia autunnale, si pone comunque la domanda se essa non possa essere migliorata con piccoli adeguamenti, così da essere meglio accettata dalla popolazione e dagli ambienti legati alla protezione degli animali.

Per questo motivo preghiamo il Governo di rispondere alle seguenti domande:

1. Quando era organizzata e diretta dai guardiani della selvaggina e dai guardacaccia, la caccia complementare/caccia autunnale era più efficiente e tranquilla rispetto a oggi. Ci si pone ora la domanda se non si debba forse tornare a questo sistema rivelatosi valido (analogamente alla caccia agli stambecchi). In questo modo sarebbe possibile strutturare la caccia complementare/caccia autunnale in modo più efficiente.

2. Le cerve possono venire abbattute senza che sia prima stato abbattuto il piccolo. Questo, sebbene il giovane animale dopo l'abbattimento della madre non abbia praticamente possibilità di superare l'inverno. Non sarebbe più sensato emanare un'istruzione che obbliga ad abbattere il piccolo prima di abbattere la cerva?

3. Sovente gli animali vengono abbattuti ed eviscerati all'interno di insediamenti, ciò che ai non cacciatori risulta ripugnante e che in parte viene anche visto come un pericolo. Vi si potrebbe contrapporre una direttiva, secondo la quale gli animali possono ad esempio venire abbattuti solo a una distanza di almeno 200 m dall'abitato. Qual è la posizione del Governo in proposito?

4. Al fine di ottenere una maggiore accettazione della caccia complementare/caccia autunnale tra la popolazione, non sarebbe indicato organizzare per una volta in modo diverso le pubbliche relazioni relative a questa caccia? Ad esempio abbandonando le classiche discussioni inutili e facendo capo a una comunicazione al passo con i tempi con diversi partner competenti dai settori della biologia della selvaggina, dell'etica, della protezione degli animali e della caccia?

Coira, 19 aprile 2011

Gartmann-Albin, Frigg-Walt, Baselgia-Brunner, Bucher-Brini, Casutt, Locher Benguerel, Müller (Davos Platz), Noi-Togni, Pult, Thöny, Trepp, Michel (Igis), Monigatti, Pedrini (Soazza)

Risposta del Governo

La gestione dell'effettivo di cervi è un compito impegnativo, poiché il suo numero aumenta ogni anno di un terzo. Si mira a stabilizzare l'effettivo di cervi con abbattimenti, tenendo però conto della quota di selvaggina perita. Negli ultimi dieci anni sono perciò stati abbattuti circa 4'000 cervi all'anno. Nel quadro della caccia di settembre, combinata con una caccia complementare nel tardo autunno, l'attuazione della pianificazione della caccia si è dimostrata valida. L'intervento principale avviene al momento della caccia alta. In settembre, il piano degli abbattimenti è rispettato per una quota pari al 75 percento circa. Tuttavia, il numero di maschi abbattuti supera decisamente quello delle femmine. Per questa ragione, durante la caccia autunnale vanno effettuati gli abbattimenti mancanti in considerazione delle caratteristiche regionali.

1. La caccia autunnale deve avvenire in modo possibilmente efficiente. I fattori di successo decisivi sono il momento giusto per svolgere la caccia, nonché un numero sufficiente di cacciatori. Il momento propizio è quando le popolazioni migranti (parco nazionale, bandite federali, ecc.) si sono ritirate nelle dimore invernali. Per questa ragione la caccia autunnale nelle singole regioni viene aperta in modo scaglionato. Per contro, la forma organizzativa delle cacce è di importanza subordinata. Il sistema odierno è dunque efficiente quanto l'organizzazione precedente delle cacce da parte degli organi di vigilanza della caccia. Inoltre, la regolamentazione attuale trova per lo più consensi tra i cacciatori.

2. Stando alle prescrizioni della Confederazione, negli abbattimenti totali di cervi la quota di femmine deve essere del 50 percento. Per esperienza, questa quota può essere raggiunta solo con l'abbattimento di femmine con dei piccoli. La richiesta secondo cui andrebbe prima abbattuto il piccolo è giustificata. La maggior parte dei cacciatori è consapevole di questa responsabilità. Nel quadro delle prescrizioni per l'esercizio della caccia di quest'anno, i cacciatori sono stati nuovamente invitati a seguire questa raccomandazione. Istruzioni vincolanti non sono tuttavia applicabili nella prassi. Infatti, durante la caccia autunnale, al contrario della caccia alta, è ammesso l'abbattimento di femmine che allattano. Durante questa caccia è dunque praticamente impossibile dimostrare se l'abbattimento del piccolo sia avvenuto prima o dopo quello della femmina. Esse rimangono infatti in lattazione anche per un determinato periodo dopo l'abbattimento del loro piccolo.

3. Nell'esercizio della caccia i cacciatori devono attenersi ai principi venatori. Inoltre, la caccia è vietata nei luoghi dove sono minacciate persone o proprietà altrui. Questi principi valgono per tutte le cacce e si sono dimostrati validi. Una regolamentazione secondo cui la selvaggina può essere abbattuta solo a una distanza di 200 m dall'abitato porterebbe a notevoli difficoltà di esecuzione. Questo vale segnatamente nel settore degli insediamenti sparsi. Per questa ragione una simile regolamentazione non sarebbe una soluzione efficace.

4. La necessità della caccia autunnale è riconosciuta da ampie cerchie di cacciatori, ma anche dall'opinione pubblica. Il Governo non disconosce in alcun modo il fatto che questa caccia sia tuttora fonte di discussioni critiche. Per questa ragione, da anni le autorità della caccia discutono le questioni affiorate e anche le riflessioni di carattere venatorio in relazione alla caccia autunnale con diverse associazioni dei settori della caccia, della biologia della selvaggina, della protezione degli animali, ecc., attuando una comunicazione al passo con i tempi. Questo lavoro di pubbliche relazioni è di importanza determinante e godrà anche in futuro dell'attenzione necessaria.

23 giugno 2011