(La riproduzione del presente messaggio è permessa a partire dal 15
settembre 1999)
Il Governo agli abitanti del Cantone dei Grigioni
Care Concittadine e cari Concittadini,
500 anni orsono avvenimenti bellici coinvolgevano il Paese e la
popolazione dei Grigioni. Quale avvenimento sanguinoso è entrata nella
storia soprattutto la battaglia della Calven. Quest'anno nei Grigioni e
negli Stati esteri confinanti si sono svolte diverse manifestazioni
aventi per tema gli episodi di quell'epoca. Caratteristico di queste
manifestazioni è il fatto che esse sono dedicate meno agli aspetti
bellici del passato, quanto piuttosto alla questione del senso che oggi
un simile "giubileo bellicoso" può avere.
Il senso del ricordo stesso di eventi bellici può essere molteplice.
La retrospettiva può destare sentimenti di gratitudine per il fatto che
il nostro Paese, il nostro Cantone e i nostri vicini diretti all'estero
possono convivere oggi in pace. Essa crea però anche la possibilità
d'intensificare i rapporti con i vicini, contraddistinti da una buona
intesa e dal rispetto reciproco, con l'intenzione d'imparare ancora di
più l'uno dall'altro e d'impiegare queste esperienze per la soluzione
dei problemi al di là dei confini esistenti. Immaginabile è poi la
reazione caparbia che i medesimi o simili eventi non debbano più
ripetersi né oggi né domani.
Voi direte forse, care Concittadine e cari Concittadini, che i
citati significati possibili di una retrospettiva degli eventi bellici
rappresentano qualcosa di ovvio. Noi godiamo oggi di una vita in pace e
nel benessere, che fa passare del tutto in secondo piano la paura di
guerre e distruzioni. L'attuale situazione in Europa e nel mondo
c'insegna purtroppo che non è così. Noi siamo certamente meno esposti a
una minaccia diretta. Quest'anno noi tutti siamo tuttavia stati
testimoni di una tragedia umana che si consuma non molto lontano dal
nostro Paese in Serbia, nel Kosovo e in parte nelle regioni confinanti.
Essere testimone della sofferenza umana, significa anche esserne
coinvolto direttamente. Il comandamento dell'amore cristiano per il
prossimo pretende da noi tutti l'impiego delle nostre possibilità e
forze per aiutare chi è in pericolo di morte, chi è perseguitato,
tormentato, ferito e chi è minacciato nella sua integrità psichica e
fisica.
Occorre aiuto sotto due aspetti: dapprima aiuto umanitario, che
allevia il bisogno impellente, rende possibile la vita e la
sopravvivenza, congiunge chi è separato e apre prospettive per il
rientro in patria. Occorre tuttavia anche manifestare chiaramente che
ciò che è accaduto o eventi analoghi non abbiano più a ripetersi né in
Serbia e nel Kosovo, né sulle montagne del Kurdistan, né da qualche
altra parte in Europa o in un altro continente.
Sarebbe presuntuoso credere di avere da soli, quale piccola nazione
e piccolo popolo, la forza di cambiare le cose in meglio. Il senso
d'impotenza talvolta più che giustificato nei confronti dei conflitti
che vedono l'impiego di mezzi bellici non ci deve però indurre ad
accettare come parte integrante della nostra vita quotidiana guerre,
distruzioni e sofferenza umana. Solo se facciamo veramente tutto il
possibile basandoci sulla nostra fede, sui nostri valori cristiani
fondamentali e sulla nostra tradizione umanitaria, se contribuiamo a
evitare conflitti, agiamo in modo coerente e leale. Questa constatazione
vale nella stessa misura per i governi, le istituzioni internazionali,
le persone e i gruppi che godono di grande stima nell'opinione pubblica
nonché le semplici cittadine e i semplici cittadini. Ciascuno nella sua
funzione ha la possibilità, attraverso tolleranza e amore per il
prossimo, comprensione per le altre culture e tradizioni, disponibilità
messa in pratica nella vita di ogni giorno, di piantare quel seme che un
giorno germoglierà in una comunità di popoli forse non del tutto priva
di conflitti, ma decisamente meno travagliata da conflitti e meno
disponibile alla violenza.
Care Concittadine e cari Concittadini, in considerazione dei
conflitti internazionali non dimentichiamo il prossimo nel nostro Paese,
che, indipendentemente dal motivo, ha sulle spalle un pesante fardello
di preoccupazioni. Tentiamo di aiutarlo mettendo in pratica ciò che ci
auguriamo per l'intero mondo: una comunità basata sul rispetto reciproco
e su una vera assistenza.
Auguriamo a tutti voi tanta fortuna e la benedizione divina. Possa
l'Onnipotente Iddio porre la sua mano protettiva sui nostri simili e su
di noi.
Coira, settembre 1999
In nome del Governo
Il Presidente:
Klaus Huber
Il Cancelliere:
Dott. Claudio Riesen
Organo: Governo dei Grigioni
Fonte: it Governo