L’obiettivo della polizia cantonale dei Grigioni, coadiuvata dai suoi partner, di
assicurare la sicurezza dei partecipanti al World Economic Forum (WEF), anche durante
la dimostrazione non autorizzata di sabato, preannunciata in concomitanza con la
visita del Presidente americano Bill Clinton, è stato raggiunto. I dimostranti hanno dato
prova della loro aggressività, ferendo due agenti di polizia nel corso dei disordini,
causando danni materiali notevoli e molestando passanti. Per tutti questi reati i
responsabili saranno tenuti a rispondere davanti al giudice competente. Contrariamente
a quanto affermato dai media americani, la sicurezza del Presidente Clinton non è
mai stata compromessa o messa a repentaglio. Lo stesso dicasi per tutti gli altri capi
di Stato e di Governo presenti al simposio. Sia durante i lavori congressuali che nel
corso del ricevimento offerto dal Presidente americano all’Hotel Belvédère, nessuno
delle personalità presenti al WEF ha dovuto temere per la propria incolumità. Il
Presidente della Confederazione Adolf Ogi, il Prof. Klaus Schwab e la delegazione
americana hanno avuto parole di elogio per le misure di sicurezza approntate e per il
lavoro svolto dalle forze dell’ordine.
In questo contesto va sottolineato che nessun agente di sicurezza americano ha
coadiuvato gli agenti di polizia svizzeri nel corso della manifestazione non autorizzata.
Essi hanno affiancato le forze dell’ordine svizzere e del Principato del Liechtenstein nel
compito di garantire la sicurezza del Presidente americano durante la sua permanenza
a Davos. Incarico e tattica di polizia erano stati studiati ed approntati in modo tale, da
assicurare l’incolumità dei partecipanti al WEF e di evitare frizioni tra i contraenti. Al
contempo occorreva evitare la disgregazione del corteo non autorizzato in diversi
gruppuscoli e prevenire un’escalazione degli atti di vandalismo. Fatto questo che
sarebbe stato inevitabile, qualora la polizia avesse fatto ricorso alla forza sin dalla fase
iniziale della manifestazione. In questo caso, il bilancio dei disordini sarebbe stato
molto più pesante. Difatti non solo avrebbe interessato direttamente i partecipanti alla
manifestazione, ma avrebbe coinvolto, loro malgrado, anche turisti e passanti, nonché
avrebbe turbato il regolare svolgimento dei lavori del WEF. Per questi motivi la polizia
non era intenzionata a farsi addossare il ruolo di aggressori ed era decisa ad evitare
qualsiasi termine di paragone con i fatti di Seattle.
La polizia comprende la rabbia giustificata degli abitanti di Davos e dei suoi ospiti,
che purtroppo, a causa della manifestazione, hanno subito dei danni e dovuto
sopportare le aggressioni e le molestie dei dimostranti. A conclusione dell’edizione di
quest’anno del WEF, la polizia rimane a disposizione per un colloquio chiarificatore,
nel corso del quale si cercherà di spiegare i motivi e le condizioni quadro che hanno
spinto la polizia scegliere la tattica adottata.
In ogni fase la polizia era decisa a ricorrere alla forza. Tuttavia quest’opzione era
da valutarsi nel contesto generale e delle condizioni di fatto, specificatamente del
compito assegnatole di garantire al sicurezza dei partecipanti al WEF, in modo
particolare di tutte le personalità presenti, e assicurare lo svolgimento regolare dei
lavori congressuali. A queste due condizioni si aggiungeva la terza non meno
importante di assicurare le necessità di sicurezza della popolazione di
Davos e dei turisti, che in questa località trascorrevano le loro vacanze.
Quelle: Kantonspolizei Graubünden